lunedì 18 aprile 2011

Scuola pubblica, tagli e federalismo

A seguito della conferenza stampa dell’Assessore calabrese alla Cultura, Mario Caligiuri, del 5 Aprile 2011, sul nuovo piano di dimensionamento regionale della Scuola, abbiamo appreso che egli ritiene il federalismo scolastico una sfida, ”perché potrà servire a ridurre il divario oppure per allargarlo, dipende da come il sistema si saprà porre”. Tradotto in termini pratici : "non sappiamo come andrà a finire". Al di là della battuta, il dramma vero dell'operazione "federalismo" è la possibilità reale e concreta dello smantellamento della scuola pubblica, intorno a cui da tempo si aggirano uccelli di morte, preceduto dalla regionalizzazione del sistema scuola, tanto cara alla lega che sogna persino eserciti regionali. E la destrutturazione dello stato sociale in atto, con i suoi inquietanti segnali, aumenta le nostre preoccupazioni. Le recentissime dichiarazioni di Berlusconi vanno verso questa direzione visto che denigra gli insegnanti , a suo parere, di sinistra, che inculcherebbero principi contrari a quelli che vorrebbero le famiglie, libere dunque di dirottare i propri figli nelle scuole private. I bonus già concessi a questo scopo, evidentemente non bastano. Ed è recente pure l'intervista rilasciata dalla Gelmini ad un quotidiano, in cui il ministro promuovendo il modello federalista e la sussidiarietà, auspica più spazio alle Regioni nella scuola.
Abbiamo sopportato e stiamo sopportando sacrifici con il blocco dei contratti e il rinvio degli scatti, con stipendi sempre più immiseriti, tra i più bassi d'Europa per gli insegnanti, mentre è risaputo che il costo della politica in Italia resta tra i più alti nel mondo. Abbiamo visto gli effetti dei pesanti tagli nella scuola, imposti dalla Gelmini su suggerimento di Tremonti, con la constatazione che non sono serviti assolutamente a migliorarne la qualità, ma solo ad attuare risparmi a discapito dell’occupazione, degli alunni, dei ragazzi disabili e delle loro famiglie, quest'ultime tra le più colpite dalle restrizioni contenute nell'ultima manovra finanziaria. Giova ricordare inoltre che la "cura" Gelmini prevede, in tre anni, il più massiccio licenziamento di lavoratori della storia repubblicana, quantificabile intorno alle 300.000 unità. E’ evidente che il vero obiettivo del Ministero e di questo governo è quello di ridimensionare sempre di più le spese per l’istruzione, senza che a monte ci sia un piano di seria distribuzione delle risorse e il miglioramento delle strutture e dei servizi offerti. Chi lavora nelle scuole sia docente, studente o collaboratore scolastico, lo può testimoniare. Anche le cronache giornalistiche recentemente si sono occupate di una “querelle” sorta tra due istituti della città di Lamezia Terme per il possesso e l'utilizzazione di una palestra, perché la coperta deve bastare per due. E non è un mistero che in molte scuole, se non arrivassero i finanziamenti attraverso i progetti POR, non si potrebbe neanche acquistare la carta per le fotocopie. E già, perchè i progetti, amati o detestati che siano, contribuiscono a portare qualche soldino ai magri bilanci degli istituti scolastici, mentre chi vi si impegna, si sovraccarica di un lavoro scarsamente remunerato e supertassato.
Senza contare le varie carenze di cui soffre l'edilizia scolastica in genere, dai problemi strutturali, alla sicurezza, alla vivibilità e comfort delle scuole.
Sull'attuazione del federalismo fiscale, che come è noto comporterà anche il decentramento della scuola e il passaggio della competenza amministrativa alle Regioni, non è facile fare previsioni e la dichiarazione riportata sopra dell'assessore Caligiuri lo conferma. La questione è complessa e i nodi sono tanti. Ma consentiteci, alla luce di come vanno le cose in Calabria e nelle regioni economicamente più deboli, di non nutrire ottimismo. Non è affatto chiaro come i nodi si scioglieranno, a partire dalle risorse certe alle Regioni, a come queste assicureranno i servizi essenziali, nella fattispecie la scuola, in una prospettiva di miglioramento e incremento della qualità, agli stipendi del suo personale che probabilmente, proprio perchè regionali, si differenzieranno localmente. Di certo più che una sfida ci sembra un salto nel buio con il rischio di piombare in un'interminabile notte che sconteremo con l'ulteriore allontanamento delle diverse aree del paese e con un divario sempre più incolmabile. Per andare nel concreto, basti già vedere la sanità diseguale tra nord e sud . In questo settore, la difficoltà per il riequilibrio dei conti e per il reperimento delle risorse , relativamente alla Calabria, sta avendo pesanti ripercussioni sulla qualità dei servizi offerti, sulle tasche dei cittadini con gravosi ticket, riduzione delle esenzioni, aumento addizionale regionale Irpef, della benzina, pagata tra le più care del paese. E restando sempre nel comparto, accade troppo spesso che la regione non paghi puntualmente gli stipendi e le spettanze al personale medico e paramedico. Quando la scuola sarà regionalizzata, anche al personale scolastico accadrà la stessa cosa?
Un folto gruppo di docenti e di lavoratori della Scuola di Lamezia Terme, Catanzaro, Girifalco e Roccella, di fronte a tali poco rassicuranti e incerte prospettive, intende ribadire il suo convinto NO al progetto di smembramento della Scuola Pubblica e del sistema istruzione, invitando tutti i colleghi e non solo quelli calabresi, trattati male e umiliati ulteriormente da questo governo in nome della "crisi", a prendere coscienza delle numerose incognite a cui si sta andando incontro e a coalizzarsi compatti per la difesa dei diritti acquisiti e per contare nelle decisioni che riguardano il loro futuro lavorativo.

Docenti e lavoratori calabresi della Scuola Pubblica

Seguono 360 firme di sottoscrizione al comunicato stampa